martedì 28 ottobre 2008

Carè Alto 2008

Era il 14/09/2002 quando di ritorno da una intera stagione passata a fare il gelataio in quel di Marotta (PU), per riprendere confidenza con la montagna, tentammo, con successo, di salire in giornata in vetta al Carè Alto dalla via normale (ancora oggi me la ricordo come una gran faticata!!)
A più di 6 anni di distanza, dopo vari altri tentativi fermati più o meno presto dal cattivo tempo o da condizioni ambientali sfavorevoli, rieccoci qui, in un venerdì sera pieno di stelle in cielo e con neanche un anima in giro tranne noi, pronti a bivaccare nel locale invernale del rifugio Carè Alto.
E’ ancora buio quando alle 6.00 usciamo dall’invernale ed iniziamo a scendere la scalinata che si abbassa attraverso il “bùs del gat”, seguendo il sentiero che ad un certo punto si immette su di una lunga morena attraverso la quale, seguendo “ometti” segnaletici, arriviamo alla vedretta di Lares all’altezza del “sas de la Stria” (sasso della strega).
E’ a questo punto che girando lo sguardo alle nostre spalle, ci accorgiamo che il sole, sorgendo dietro le montagne del Brenta, ha tinto il cielo di un rosso fuoco, creando strabilianti giochi di luce sulle nuvole basse e sulle vette circostanti.
Procediamo lungo il ghiacciaio, avvicinandoci progressivamente alla parete nord. La neve accumulatasi nei giorni precedenti, ci rallenta un po’ il passo, ma vedendo la parete in discrete condizioni, decidiamo di abbandonare la via normale, e di dirigerci alla sua base nella parte più orientale, per salirla direttamente attraverso una bella parete di ghiaccio e neve.
Questo salto di ghiaccio termina direttamente a ridosso della rocciosa cresta est, proprio in prossimità del punto in cui si trova una vecchia baracca e quel che resta di una teleferica, residui entrambi del fronte Austriaco e della Guerra Bianca che su queste vette si è combattuta.
Da li è già ben visibile la grossa croce di vetta a 3.463 m, che si raggiunge in breve attraverso una aerea ed affilata cresta di roccia e neve.
Dalla cima, che fu teatro di grandi battaglie, lo sguardo arriva fino al vicino monte Adamello ed alla Presanella, a chiudere così un triangolo immaginario di roccia e ghiaccio, che è un museo a cielo aperto coi resti di quelle epiche battaglie in quota.

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